Con un annuncio shock Marelli Europe spa (di proprietà del Fondo americano KKR, noto per la trattativa in corso con il Governo per l’acquisizione di TIM), nel corso di una riunione con le delegazioni sindacali a Roma, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Crevalcore.
Abbiamo chiesto immediatamente all’azienda di ritirare questa decisione che riteniamo inaccettabile. L’azienda si è resa disponibile ad una discussione per un piano sociale che possa accompagnare i lavoratori e le lavoratrici. Noi riteniamo che qualsiasi accordo debba necessariamente passare da un piano di salvaguardia occupazionale attraverso una riconversione del sito. Riteniamo che le opportunità offerte dal fondi governativi e istituzionali possano rilanciare lo stabilimento.
I lavoratori dello stabilimento di Crevalcore appresa la notizia hanno immediatamente sospeso l’attività lavorativa e sono scesi in sciopero. Domani si svolgeranno le assemblee con i lavoratori e si delineeranno le iniziative da intraprendere. A livello nazionale è stato proclamato uno sciopero per la giornata di venerdì in tutti gli stabilimenti del gruppo. La decisione dell’azienda è un inquietante messaggio per tutti gli stabilimenti e apre un precedente pericoloso.
La transizione ecologica non può diventare un alibi per le aziende per fare macelleria sociale. Marelli e il Fondo KKR, se confermassero questa decisione, si assumerebbero una grave responsabilità nei confronti delle lavoratrici, dei lavoratori e della collettività.
“Abbiamo – dichiara Massimo Mazzeo, segretario generale Fim Cisl Area metropolitana bolognese – chiesto immediatamente all’azienda di ritirare questa decisione che riteniamo inaccettabile. L’azienda si è resa disponibile ad una discussione per un piano sociale che possa accompagnare i lavoratori e le lavoratrici. Noi riteniamo che qualsiasi accordo deve necessariamente passare da un piano di salvaguardia occupazionale attraverso una riconversione del sito. Riteniamo che le opportunità offerte dal fondi governativi e istituzionali possano rilanciare lo stabilimento”.
“La decisione dell’azienda – conclude Mazzeo- è un inquietante messaggio per tutti gli stabilimenti. La transizione e le decisioni assunte a livello UE cominciano a presentare il conto. Un conto salatissimo che pagano i lavoratori sulla loro pelle”.